Macchine in agricoltura rigenerativa: dalla necessità ad una decisione


Fin qui abbiamo ragionato su vari aspetti e temi: prima pietra nel mondo dell’agricoltura rigenerativa; una panoramica sui processi rigenerativi; benessere animale; pascolo olistico;  5. come il tempo scandisce le operazioni e pianificazione agricola. Oggi spostiamo l’attenzione su un tema diverso ma altrettanto concreto: le macchine in agricoltura rigenerativa.

Per chi guarda da fuori è bene dirlo subito: nel mondo rigenerativo le macchine accendono discussioni. C’è chi le considera un ossimoro e chi un aiuto necessario. A noi di Bric della Vigna interessa un punto soltanto: trovare l’equilibrio tra desiderio, necessità e disciplina, rispettando il ritmo del luogo. Quando le braccia non bastano e le risorse lo consentono, la domanda non è “macchine sì o no?”, ma quali macchine, come e quando.

 

Una scelta che si fa, ma camminando

La decisione di rimettere mano al comparto macchine non è nata a tavolino. È nata camminando i prati, parlando con chi la terra la vive ogni giorno, ponendo domande semplici. Con un gesto istintivo abbiamo ricominciato a scostare l’erba per leggere quanta copertura restava. In più punti la risposta è stata chiara: serviva svecchiare gli erbai senza tornare a rivoltare, salvando la pelle vegetale e la struttura del suolo. Da qui è partita la ricerca dello strumento giusto. Ed è qui in fondi a questa esperienza che abbiamo incontrato quel bisogno di cambiamento scegliendo di svecchiare gli erbai ma.. innovando! Andando verso un agricoltura rigenerativa! 

 

Cosa e quali sarebbero le “macchine” in agricoltura rigenerativa?

Il lessico conta, sempre. Quando infatti ci riferiamo alle macchine in agricoltura rigenerativa ci riferiamo a un ventaglio di oggetti e mezzi automatizzati/abili che risultano esser appropriati nel semplificare la nostra vita, come quella dell’ecosistema. Un elenco di mezzi che si accorda col ritmo del luogo in cui lavora.

Prima di condividere la lista dei mezzi, per voi naviganti è necessario apprendere una nota importante

.. (in agricoltura rigenerativa) si cerca di lavorare poco, nel momento giusto, lasciando il campo in condizioni migliori di come lo si è trovato.

Se si ragiona questo criterio, determinate macchine possono offrire un aiuto davvero sostanzioso. Qui di seguito citiamo quelle che, nel nostro pensiero, possono giocare un ruolo entro questo spazio. Per semplicità le presentiamo in modo schematico: per principio di funzionamento e beneficio atteso sul suolo.

  • La seminatrice a sodo lavora per incisione minima. I dischi aprono una fessura, il seme scende alla profondità impostata, il terreno richiude. Il vantaggio è doppio: la copertura vegetale resta a protezione e l’infiltrazione dell’acqua migliora perché la superficie non viene rivoltata. Su prati da rinnovare significa meno erosione dopo piogge fitte e un ricaccio più uniforme.
  • Il rullo crimper non taglia: alletta. Appoggia e schiaccia l’erba matura finché diventa una pacciamatura continua. Quella “coperta” limita l’evaporazione, frena le infestanti e lascia respirare il suolo. È una soluzione utile quando vogliamo proteggere la superficie prima di un caldo prolungato o dopo una semina superficiale.
  • Lo strigliatore o erpice a molle leggere ha un lavoro quasi di pettine. Rompe la crosta, muove pochi millimetri, distribuisce residui e stimola l’accestimento. Serve soprattutto per rinfrescare la pelle del prato senza scorticarla, preparandolo a ricevere seme o a ripartire dopo un passaggio di pascolo.
  • Il decompattatore a bassa invasività interviene quando il problema non è in superficie ma appena sotto. Lame strette scivolano nel profilo, fendono senza ribaltare. Se usato solo dove serve, aiuta l’acqua a entrare e l’aria a circolare, riducendo ristagni. Se usato ovunque, diventa una lavorazione come le altre: perde senso.
  • La gestione interfila di precisione (soprattutto in vigna o su prati da seme) usa guide e sensori per localizzare il disturbo. Il principio è semplice: toccare solo dove è necessario, salvaguardando il cotico intorno. Il beneficio reale si vede nel tempo: meno suolo nudo, meno piante stressate, più continuità di copertura.
  • La trincia a taglio alto fa il suo lavoro dove serve togliere massa senza “radere”. Lascia uno strato che fa da scudo, restituisce sostanza organica e protegge dalle piogge improvvise. Il segreto è l’altezza: sopra il nodo di crescita, perché il prato possa rispondere.
  • Infine, gli attrezzi per ammendanti maturi. Uno spanditore che distribuisce fine e uniforme è più utile di una passata abbondante e imprecisa. Nutrire la biologia del suolo è un lavoro lento: funziona se non si esagera e se la distribuzione non crea zone sature e altre vuote.

Chiaramente questi strumenti/attrezzi non sono super partes. Ognuno ha senso fintanto riesce a rispettare portanza e durata necessaria all’obiettivo di rigenerazione e di lavoro in campo.

Quale macchina abbiamo scelto noi e per quale scopo

Appurato il quadro complessivo in azienda al Bric, abbiamo deciso di intraprendere l’acquisto – anche grazie a un apposito bando PNRR – della seminatrice a sodo Gaspardo Isotronic 3000.

L’obiettivo era svecchiare gli erbai senza rivoltare, mantenendo pelle vegetale e struttura, e questa seminatrice coincideva con questa l’esigenza di depositare semi con disturbo minimo e permesso di conservare la copertura nelle giornate successive. L’abbiamo scelta quindi per dei prati che “chiedono” un ciclo di rinnovamento senza chirurgia pesante.

I benefici attesi della macchina sono chiari: meno erosione nei primi temporali autunnali, migliore assorbimento nei rovesci intensi, ricaccio più uniforme, una superficie che resta protetta nelle ore calde. Accanto ai benefici però ci sono anche i punti critici: il peso chiede attenzione nelle manovre; la finestra utile è breve e non sempre può coincidere con le nostre disponibilità; le manutenzioni non sono un optional, tarature e organi di semina devono essere pronti e funzionanti.

Cosa abbiamo imparato

L’arrivo di una macchina nuova, non è sempre scontato, perché non è mai la fine di un qualcosa. È un inizio. E va preparato a dovere. Le esigenze di una macchina a volte sono simili a quelle di cucciolo di animale: va fatta approdare, testata, fatta vivere, ma al contempo va anche curata e mantenuta – sperando chiaramente non faccia danni in futuro! Perciò prima di fargli toccare il campo vanno fatte tutte le prove di rodaggio. Ad esempio, come abbiamo fatto qui in azienda: chiuso le tarature, provato a vuoto, individuato le parcelle più adatte, ragionato sul periodo e potenziali variabili, abbiamo fissato una data che ci sembrava piu ideale.  quando il terreno, qui, tende ad avere portanza migliore e l’aria più ferma concede finestre asciutte abbastanza lunghe da lavorare senza forzare.

Il percorso di preparazione ha inoltre chiarito tre cose. La prima: nuovo non significa adatto. Un attrezzo diventa adatto quando coincide con momento, luogo e organizzazione. La stessa seminatrice, nella finestra sbagliata, fa più danno che bene. La seconda: il giorno sbagliato trasforma lo strumento giusto in un errore. La tentazione di “finire” è la strada più breve per segnare testate, stringere traiettorie e scaldare la pelle del suolo. Meglio meno superficie fatta bene che una stagione da rincorrere. La terza: la reversibilità non è una promessa, è una pratica. Tenersi sempre aperte più strade: rinvio, noleggio, terzista, attrezzi leggeri, permette di restare al sicuro in caso ci siano cambiamenti. È un modo serio di ridurre la vulnerabilità e aumentare la qualità delle decisioni.

Perché lo raccontiamo

Mettere per iscritto che in agricoltura rigenerativa si usano macchine anche pesanti non deve essere  un vezzo comunicativo.

A noi serve per restare coerenti alle regole che ci siamo dati e a chi ci segue per capire la direzione intrapresa.

Se ti è piaciuto questo pezzo continua a seguirci nei prossimi! Gli articoli andranno a toccare anche temi “di sistema” che  circumnavigheranno e discuteranno di punti importanti e assai discussi.

A.S

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