Pagamenti – Termini e Condizioni
Fin qui abbiamo ragionato su vari aspetti e temi: prima pietra nel mondo dell’agricoltura rigenerativa; una panoramica sui processi rigenerativi; benessere animale; pascolo olistico; 5. come il tempo scandisce le operazioni e pianificazione agricola. Oggi spostiamo l’attenzione su un tema diverso ma altrettanto concreto: le macchine in agricoltura rigenerativa.
Per chi guarda da fuori è bene dirlo subito: nel mondo rigenerativo le macchine accendono discussioni. C’è chi le considera un ossimoro e chi un aiuto necessario. A noi di Bric della Vigna interessa un punto soltanto: trovare l’equilibrio tra desiderio, necessità e disciplina, rispettando il ritmo del luogo. Quando le braccia non bastano e le risorse lo consentono, la domanda non è “macchine sì o no?”, ma quali macchine, come e quando.
La decisione di rimettere mano al comparto macchine non è nata a tavolino. È nata camminando i prati, parlando con chi la terra la vive ogni giorno, ponendo domande semplici. Con un gesto istintivo abbiamo ricominciato a scostare l’erba per leggere quanta copertura restava. In più punti la risposta è stata chiara: serviva svecchiare gli erbai senza tornare a rivoltare, salvando la pelle vegetale e la struttura del suolo. Da qui è partita la ricerca dello strumento giusto. Ed è qui in fondi a questa esperienza che abbiamo incontrato quel bisogno di cambiamento scegliendo di svecchiare gli erbai ma.. innovando! Andando verso un agricoltura rigenerativa!
Il lessico conta, sempre. Quando infatti ci riferiamo alle macchine in agricoltura rigenerativa ci riferiamo a un ventaglio di oggetti e mezzi automatizzati/abili che risultano esser appropriati nel semplificare la nostra vita, come quella dell’ecosistema. Un elenco di mezzi che si accorda col ritmo del luogo in cui lavora.
Prima di condividere la lista dei mezzi, per voi naviganti è necessario apprendere una nota importante
.. (in agricoltura rigenerativa) si cerca di lavorare poco, nel momento giusto, lasciando il campo in condizioni migliori di come lo si è trovato.
Se si ragiona questo criterio, determinate macchine possono offrire un aiuto davvero sostanzioso. Qui di seguito citiamo quelle che, nel nostro pensiero, possono giocare un ruolo entro questo spazio. Per semplicità le presentiamo in modo schematico: per principio di funzionamento e beneficio atteso sul suolo.
Chiaramente questi strumenti/attrezzi non sono super partes. Ognuno ha senso fintanto riesce a rispettare portanza e durata necessaria all’obiettivo di rigenerazione e di lavoro in campo.
Appurato il quadro complessivo in azienda al Bric, abbiamo deciso di intraprendere l’acquisto – anche grazie a un apposito bando PNRR – della seminatrice a sodo Gaspardo Isotronic 3000.
L’obiettivo era svecchiare gli erbai senza rivoltare, mantenendo pelle vegetale e struttura, e questa seminatrice coincideva con questa l’esigenza di depositare semi con disturbo minimo e permesso di conservare la copertura nelle giornate successive. L’abbiamo scelta quindi per dei prati che “chiedono” un ciclo di rinnovamento senza chirurgia pesante.
I benefici attesi della macchina sono chiari: meno erosione nei primi temporali autunnali, migliore assorbimento nei rovesci intensi, ricaccio più uniforme, una superficie che resta protetta nelle ore calde. Accanto ai benefici però ci sono anche i punti critici: il peso chiede attenzione nelle manovre; la finestra utile è breve e non sempre può coincidere con le nostre disponibilità; le manutenzioni non sono un optional, tarature e organi di semina devono essere pronti e funzionanti.
L’arrivo di una macchina nuova, non è sempre scontato, perché non è mai la fine di un qualcosa. È un inizio. E va preparato a dovere. Le esigenze di una macchina a volte sono simili a quelle di cucciolo di animale: va fatta approdare, testata, fatta vivere, ma al contempo va anche curata e mantenuta – sperando chiaramente non faccia danni in futuro! Perciò prima di fargli toccare il campo vanno fatte tutte le prove di rodaggio. Ad esempio, come abbiamo fatto qui in azienda: chiuso le tarature, provato a vuoto, individuato le parcelle più adatte, ragionato sul periodo e potenziali variabili, abbiamo fissato una data che ci sembrava piu ideale. quando il terreno, qui, tende ad avere portanza migliore e l’aria più ferma concede finestre asciutte abbastanza lunghe da lavorare senza forzare.
Il percorso di preparazione ha inoltre chiarito tre cose. La prima: nuovo non significa adatto. Un attrezzo diventa adatto quando coincide con momento, luogo e organizzazione. La stessa seminatrice, nella finestra sbagliata, fa più danno che bene. La seconda: il giorno sbagliato trasforma lo strumento giusto in un errore. La tentazione di “finire” è la strada più breve per segnare testate, stringere traiettorie e scaldare la pelle del suolo. Meglio meno superficie fatta bene che una stagione da rincorrere. La terza: la reversibilità non è una promessa, è una pratica. Tenersi sempre aperte più strade: rinvio, noleggio, terzista, attrezzi leggeri, permette di restare al sicuro in caso ci siano cambiamenti. È un modo serio di ridurre la vulnerabilità e aumentare la qualità delle decisioni.
Mettere per iscritto che in agricoltura rigenerativa si usano macchine anche pesanti non deve essere un vezzo comunicativo.
A noi serve per restare coerenti alle regole che ci siamo dati e a chi ci segue per capire la direzione intrapresa.
Se ti è piaciuto questo pezzo continua a seguirci nei prossimi! Gli articoli andranno a toccare anche temi “di sistema” che circumnavigheranno e discuteranno di punti importanti e assai discussi.
A.S
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