Pagamenti – Termini e Condizioni
La parola “sostenibilità” è ovunque. E’ diventata un contenitore vuoto, una foglia secca che copre modelli culturali ed economici troppo spesso lineari, ancora centrati sull’estrazione, sul profitto, sulla semplificazione dei sistemi naturali. Parlare di rigenerazione e in particolare di agricoltura rigenerativa, oggi, significa a iniziare a guadare il fiume oltre.
Quando parliamo e agiamo in maniera rigenerativa, non si tratta più di limitare l’impatto, ma di invertire il senso del rapporto tra l’uomo e la terra: non più consumare risorse e poi “riparare”, ma generare valore a 360 gradi nel momento stesso in cui si produce.
Per Bric della Vigna, questo passaggio non vuole infatti essere teorico. Vuole essere un cambio di postura reale, che attraversa i gesti quotidiani nei campi, negli allevamenti, nelle scelte agronomiche, ma anche nel modo in cui si accoglie un ospite, si cura un paesaggio, si racconta una storia.
Sostenere, nel migliore dei casi, significa mantenere in equilibrio qualcosa che già esiste. Rigenerare, invece, implica trasformare, restituire, amplificare. Se la sostenibilità agricola mira a ridurre i danni, la rigenerazione agricola cerca di creare più vita, più fertilità, più biodiversità di quanta ne venga prelevata.
È un modello di agricoltura che non è più “contro” natura, ma in dialogo e in evoluzione con essa. Dove ogni attività – semina, pascolo, potatura, raccolta – non interrompe il ciclo naturale, ma lo potenzia, lo accompagna, lo armonizza.
Alla base della rigenerazione c’è una visione complessa, sistemica: la terra non è una risorsa da sfruttare, ma un organismo vivente e conscio: un essere senziente. Connesso in modo invisibile ma profondo a tutto ciò che la abita. Il suolo, per esempio, non è un “supporto fisico”, ma una comunità di infinite famiglie di batteri, funghi, lombrichi, artropodi, etc. Gli animali non sono semplici “produttori di carne o latte”, ma attori protagonisti del paesaggio, custodi di millenni di evoluzione nonché rigeneratori naturali della fertilità. Le persone, infine, sono parte attiva di questo organismo collettivo.
Per questo rigenerare non è un insieme di tecniche, ma un modo di stare al mondo, che si, si riflette nelle pratiche, ma nasce da un’intenzione totalmente opposta: quella della reciprocità. Non si prende senza restituire. Non si produce senza ascoltare. Non si coltiva senza prima osservare. Non si chiede senza aver appreso.
Per Bric della Vigna, la rigenerazione non è perciò un punto di arrivo, ma un percorso che si costruisce passo dopo passo. Nessuna certificazione automatica, nessun claim pubblicitario. Solo una serie di scelte coerenti:
Queste scelte qui sopra menzionate sono state solo le prime nate nei primi istanti di una grande realtà in cammino.
Rigenerare quindi, in fondo, si traduce nel mettere le mani in qualcosa (la terra, il paesaggio, il territorio) con l’intenzione di non rovinarlo, ma di prendersene cura, di comprenderlo, nutrirlo, aumentandone il suo valore intrinseco. È ciò che ogni giorno ci insegna questo luogo: che l’agricoltura può essere non solo compatibile con la vita, ma generatrice di vita. Che si può abitare un paesaggio senza impoverirlo. Che coltivare può voler dire anche riconoscere la propria interdipendenza.
Se nel primo articolo abbiamo posto la prima pietra di un nuovo modo di raccontare la terra, oggi iniziamo a scavare sotto la superficie.
Nei prossimi articoli parleremo proprio di questo: del suolo come essere vivente, del pascolo come strumento di cura, del vino come atto ecologico, dell’allevamento come alleanza. Perché rigenerare non è mai un gesto isolato. È un intreccio di scelte, consapevoli e coerenti.
E tu, sei pronto a guardare la terra con occhi nuovi?
A.S
Lascia un commento